Giulio Ciampoltrini;Paolo Notini
Contenuto in: Studi Etruschi 53 - 1985
pp. 65-75, Figg. 4, Tavv. 4
Il problema, etnografico e culturale, del rapporto fra Etruschi e Liguri, ha spesso suscitato l’attenzione – sulla scia della tradizione storiografica ed etnografica d’età classica – degli archeologi contemporanei, oltre che dell’opinione pubblica delle aree interessate al contatto fra i due popoli. L’accurata disamina delle fonti, in particolare di Livio e dello Pseudo Scilace, si è coniugata alla rassegna dei ritrovamenti archeologici, di crescente consistenza, per condurre da ultimo ad una suggestiva ricostruzione della tormentata dialettica che, nell’arco di quasi un millennio, sembra avere improntato, fra l’Arno e le Apuane, il rapporto fra mondo «etrusco» e mondo «ligure», concludendosi con l’assorbimento dell’uno e dell’altro nel mondo romano.
Occorre però rilevare che, con la felice eccezione dell’abitato di San Rocchino di Massarosa, l’indagine di scavo e l’edizione sistematica dei materiali hanno segnato il passo, così che, in conclusione, la sintesi storica ha preceduto l’analisi dei singoli complessi, frutto per lo più di ricerche di superficie o di ritrovamenti casuali, la cui apprezzabilità scientifica è normalmente mediata dall’autorevolezza degli studiosi che li segnalano.
Può quindi essere opportuno introdurre nella discussione il contributo fornito da un piccolo insediamento etrusco del Tardo Orientalizzante, esplorato recentemente nell’alta valle del Serchio, ai margini dell’invaso artificiale di Vagli di Sotto (Lucca), nell’area già occupata dal villaggio di Piari. […]