Contributi di: Baldelli, G.; Barbieri, G.; Buranelli, F.; Cherici, Armando; Colonna, Giovanni; Cristofani, Mauro; De Marinis, R.; De Santis, A.; De Simone, Carlo; Emiliozzi, A.; Fortini, P.; Giannini, P.; Jurgeit, F.;Maggiani, Adriano; Mangani, E.; Martelli, Marina; Mor
Contenuto in: Studi Etruschi 51 - 1983
pp. 195-282, Tavv. 17
È divenuta ormai di rito una presentazione della puntata che richiami l’attenzione del lettore sul materiale epigrafico edito nella Rivista. Non sfuggirà, pertanto, l’importanza clamorosa dei testi etruschi (uno per la verità in lingua venetica) provenienti dalla provincia di Mantova (nn. 1-16) che abbiamo potuto garantire al nostro pubblico grazie alla disponibilità del loro scopritore, il quale ha fornito anche un inquadramento topografico dei rinvenimenti, tutti risalenti al V secolo a.C., nell’ambito di un territorio che appare estesamente etruschizzato: si tratta di una conferma della tradizione virgiliana avvenuta all’unisono con le celebrazioni del bimillenario del poeta mantovano.
Anche l’iscrizione musiva di Musarna [nn. 30-31) riveste un interesse che travalica la brevità del testo, presentando un valore archeologico e storico-prosopografico di prim’ordine: il nome di un componente della gens Alethna, già famosa, e quello di un componente della gens tarquiniese degli Hulchnie appaiono legati all’esecuzione del pavimento di un ambiente la cui natura andrà accertata, ma che difficilmente potremo considerare di carattere solo privato.
Nella categoria delle iscrizioni arcaiche, sempre feconda in questi ultimi anni, si nota l’anfora di Veii (n. 48) con un alfabetario completo, provvisto anche delle lettere «morte», che fungeva da commento a una serie di iscrizioni, purtroppo frammentarie, disposte sulla superficie del vaso quasi in modo decorativo, nonché la peculiare «cassetta» votiva in bucchero, con dedica a Menerva (n. 47), proveniente dal santuario di Portonaccio. […]