Jerzy Fogel;Tadeusz Makiewicz
Contenuto in: Studi Etruschi 55 - 1987-1988
pp. 123-130, Figg. 2
Da oltre mezzo secolo nell’archivio del Museo Archeologico di Poznan riposa la documentazione di un ritrovamento insolito se si tiene conto della primordiale struttura culturale delle terre polacche. Si tratta – cosa dimostrata soltanto dalla presente pubblicazione – di un vaso etrusco in argilla, di un «bucchero nero» del tipo a cantaro, ritrovato a Koscielec, comune di Pakosc, voivodato di Bydgoszcz. Finora la letteratura in oggetto passava sotto assoluto silenzio la sua esistenza prima di tutto, probabilmente, a causa delle difficoltà di classificazione incontrate dagli studiosi alla presenza di una forma e di una tecnologia ceramica in realtà sconosciute a nord delle Alpi, a prescindere dall’eccezione di Lauriacum-Lorch (Linz) tipologicamente non adeguata (Ruprechtsberger 1982).
I documenti stesi nel 1922 e conservatisi negli archivi sono: un disegno a penna del Kantharos; la corrispondenza fra il dott. Zygmunt Zakrzewski, Conservatore Statale dei Monumenti Preistorici a Poznan, e il conte Adolf Poniriski, proprietario del villaggio di koscielec; uno schizzo della localizzazione e del luogo dove il cantaro era ritrovato. Informazioni posteriori su questa scoperta, secondarie nondimeno nei confronti di quelle soprariportate, sono contenute nell’archivio privato del prof. Józef Kostrzewski.
In seguito a minuziose e laboriose indagini si è riusciti a stabilire le circostanze del ritrovamento del cantaro e, di conseguenza, a confermare che si tratta realmente di un ritrovamento locale, cosa di cui non si dubitava, anche non ufficialmente, nel passato. […]