Elisabetta Govi
Contenuto in: Studi Etruschi 69 - 2003
pp. 43-70
Dal sepolcreto della Certosa di Bologna proviene un piccolo gruppo di ceramiche figurate di produzione etrusco-tirrenica a proposito delle quali già A. Zannoni, lo scopritore del sepolcreto prontamente pubblicato, aveva rilevato la diversità sul piano stilistico e formale rispetto al vasellame attico, supponendo in un solo caso una produzione locale. G. Pellegrini nel catalogo di ceramiche greche rinvenute nelle necropoli felsinee, edito nel 1912, si limita a schedare questi vasi come etruschi, senza indagarne la provenienza. Uno solo di essi, lo stamnos a f.r. della tomba 42, come si vedrà più avanti (n. 3) è stato oggetto di uno studio approfondito che ne ha chiarito l’ambito di produzione, l’attribuzione ad una bottega e l’orizzonte cronologico. Le altre ceramiche etrusco-tirreniche, pur essendo note da tempo, sono quindi sostanzialmente inedite. […]