Adriano Maggiani
pp. 209-220 e 5 tavv.
Le maggiori necropoli rupestri post arcaiche del Viterbese, Norchia e Castel d’Asso, sono note dagli inizi dell’’800 per la splendida architettura scolpita, che marca con le sue nitide linee verticali e orizzontali le pendici di tufo dei valloni che circondano gli abitati.
Questa pseudo architettura tagliata nella pietra si arricchisce talvolta, se pur molto raramente, di una ornamentazione figurata scolpita e dipinta.
La sorpresa che la vista di questa rara architettura con figure suscitava nei visitatori del XIX secolo emerge chiaramente dalle pagine che George Dennis ha riservato alla necropoli di Norchia. Il colto e arguto viaggiatore inglese racconta di aver scorto da lontano, nel corso della sua visita al sito, nel 1842, una coppia di facciate rupestri diverse da tutte le altre, dalle quali si distinguevano grazie ai frontoni decorati che conferivano loro un carattere unico, che le differenziava nettamente da tutti i sepolcri intorno: mentre questi ultimi erano di uno stile severamente semplice come quelli di Castel d’Asso, cioè consistevano in tombe a dado, questi due erano ornatissimi e di carattere greco. […]